Nel Settembre del 1978, diciottenne da qualche mese, insieme ad altri amici scrivevo su un mensile provinciale, “Il Punto“, che rappresentò per alcuni anni un interessante e riuscito tentativo di diversificazione dell’informazione sul territorio della provincia di Messina (internet e i social network non esistevano ancora) rispetto a quello che di fatto costituiva il monopolio dell’informazione locale. Tra gli amici, Nuccio Caruso mi parlò, ed era la prima volta che ne sentivo, di Beniamino Joppolo. Nuccio era crucciato dal fatto che nonostante la sua rilevanza internazionale di intellettuale, drammaturgo ed artista, Joppolo fosse poco noto, anche nella sua natia Patti di cui è il figlio più prestigioso. Nuccio, scrisse allora un articolo su Joppolo che ricordo difesi a denti stretti dai possibili tagli per questioni di spazio (si sa che soprattutto allora, sulla carta, bisognava limitarsi agli spazi assegnati dalla direzione). Ritengo ancora oggi, a distanza di anni, l’articolo di Caruso un’ottima sintesi della vita e dell’attività artistica e intellettuale di Joppolo, soprattutto per chi non lo conosce e voglia saperne di più.
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