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Fattura Elettronica, la aggiriamo?

Con l’approssimarsi dell’obbligo, ormai entrato in vigore lo scorso 31 Marzo, da parte dei fornitori della Pubblica Amministrazione di produrre solo ed esclusivamente fatture elettroniche (al punto che la PA cliente pagherà solo i fornitori che avranno adempiuto all’obbligo), ci aspettavamo da parte di quest’ultima una pronta ed adeguata capacità di accoglienza della novità, sia a livello infrastrutturale che in termini di favorevole predisposizione verso il tentativo di snellire e semplificare i processi amministrativi.

Probabilmente mi sbaglio; è significativa a tal proposito la deliberazione emanata da un’Azienda Sanitaria Provinciale, non è importante quale, anche se nello specifico è quella di Messina, che riporto per completezza d’informazione, e che è stata prodotta nei giorni immediatamente precedenti la scadenza del 31 Marzo. In essa i riferimenti all’obbligo della fattura elettronica sono solo accennati (ad esempio non è riportato l’obbligo da parte della PA di comunicare ai fornitori il proprio codice univoco da utilizzare in fase di fatturazione) e la sensazione netta che si ha, leggendo il documento, è invece che lo scopo del provvedimento sia quello di annacquare (al punto quasi da vanificarlo) il passaggio definitivo dal cartaceo al digitale; una serie di indicazioni che ignorando lo spirito della nuova norma (che ha l’obiettivo di snellire e velocizzare i rapporti con i fornitori anche per quanto riguarda i tempi di pagamento delle fatture ed evitare disguidi attraverso la tracciabilità delle stesse) di fatto la neutralizza con un atto che, come si legge nel documento stesso, si adotta in quanto “totalmente legittimo e utile al servizio”.

In nome di questo atto, che si invita sollecitamente e preventivamente a dichiarare visionato ed accettato per poter procedere alle successive liquidazioni dei corrispettivi fatturati, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina chiede ai propri fornitori la trasmissione della fattura in originale con allegato prospetto riepilogativo (senza specificare che deve trattarsi di documento elettronico a norma) e in più pretende copia della stessa fattura come pdf stampabile su carta (oltre a tutta una serie di documenti e di dati anche digitali di cui è già in possesso, con palese violazione delle norme che vietano alla stessa PA di chiedere documenti e atti di cui già dispone).

Ma quali sono le motivazioni per cui la PA in questione chiede copia di un documento di cui è già in possesso? E, inoltre, può una rappresentazione in pdf della fattura elettronica (in xml) essere considerata formalmente copia della fattura elettronica prodotta dal fornitore ed inviata alla stessa PA attraverso il sistema di interscambio? Ha una sua giustificazione formale e giuridica una tale richiesta? O non è piuttosto il tentativo, in barba anche alle norme, di evitare di dismettere le vecchie e farraginose procedure (diciamo pure la mala burocrazia) nelle quali molti in questo Paese hanno sguazzato e che non si vorrebbero abbandonare per non perdere forse opportunità più o meno dichiarabili o pezzi importanti e sostanziali di potere?

Come la mettiamo con l’innovazione, la digitalizzazione, la semplificazione e la trasparenza?

Open Data alla DevFest Sicilia

Il 20 e 21 Ottobre scorsi si è svolto a Sant’Agata di Militello la DevFest Sicilia 2012. Si è trattato di un importante evento per svariate ragioni. Le DevFest sono eventi che si svolgono in tutto il mondo, con il supporto di Google, con l’obiettivo di far incontrare gli sviluppatori di software tra di loro e con gli esperti di Google stessa per approfondire la conoscenza delle tecnologie e dei servizi implementati da Google, ma non solo. Le DevFest sono anche occasioni di approfondimento e dibattito sui trend emergenti; indipendentemente dal fatto che abbiano o meno il marchio Google, sono eventi in cui si ha a che fare con  tematiche che coinvolgono in generale il mondo dell’information and communication technology (ICT), come lo possono essere un contest per un’idea imprenditoriale, un’occasione di elevator pitch per delle startup, o, come nel mio caso, una presentazione divulgativa sugli open data. La DevFest Sicilia 2012 è stata importante anche per alcune altre ragioni; è stato uno dei soli due eventi di questo tipo organizzati in Italia nel 2012 (l’altro si è svolto parallelamente in quei giorni a Firenze), ed è stata un’iniziativa nuova nel nostro panorama regionale siciliano, soprattutto provinciale, e , non ultimo dei dettagli, è stato organizzato congiuntamente dai tre Google Developer Group (GDG) siciliani (GDG Catania, GDG Nebrodi e GDG Palermo) con una scelta che è risultata vincente per i temi affrontati e per la presenza di alcune centinaia di partecipanti che hanno potuto assistere (interloquendo) alle presentazioni degli esperti presenti in sala o collegati in videoconferenza anche dall’altra parte dell’oceano; tutti elementi che, di fatto, hanno reso sold-out l’evento già molti giorni prima del suo avvio. E’ stata quindi vincente la scelta da parte dei tre GDG siciliani di collaborare mettendo in comune e, per quanto possibile, le forze di ciascuno dei tre gruppi.

Personalmente sono stato presente alla DevFest Sicilia per svolgere, in coppia con Paolo Mainardi, collegato in videoconferenza, una presentazione divulgativa sugli open data. Consapevole di quanto sia ancora poco diffusa nel Sud Italia la disponibilità di open data, l’intento era appunto quello di cogliere l’occasione della DevFest per fare un po’ di divulgazione sul tema.

Patti: disservizio idrico, i cittadini soffrono!

pubblicato originariamente su In Cammino, Anno XIX – N. 10 (181), Ottobre 2008, pag. 5

Patti: disservizio idrico, i cittadini soffrono!
Quando e come sarà risolto definitivamente questo problema che affligge la città da sempre?

La città vuol sapere, vuole conoscere cosa sta succedendo e perché nonostante la continuità amministrativa di cui ha goduto il nostro comune, ogni anno, puntuale, nel periodo Settembre-Novembre, si ripresenti ancora il problema della mancanza d’acqua. Siamo stati, il mese scorso dal sindaco Venuto per parlare di questo e per chiedergli spiegazioni. Il sindaco ci aveva rassicurati che da lì a qualche giorno i problemi sarebbero cessati e, scusandosi con i cittadini, attribuiva i disagi ai guasti subiti dalle pompe. Siamo usciti dal colloquio fiduciosi e rassicurati, scrivendo che speravamo tanto che le cose stessero effettivamente così come detto dal sindaco, aggiungendo che comunque i successivi mesi di Ottobre e Novembre avrebbero sancito o meno la veridicità e la bontà delle sue affermazioni. Ma non è stato necessario aspettare la fine dello stesso mese di Settembre per vedere la situazione aggravarsi. Nei serbatoi delle abitazioni del centro storico entrano anche meno di 100 litri di acqua in poco più di un’ora di erogazione giornaliera e talvolta la presenza di aria nelle condutture impedisce all’acqua di raggiungere i serbatoi, col risultato di lasciare le abitazioni senz’acqua anche per più di un giorno. Il problema quindi non era dovuto ai guasti alle pompe ma alla reale ed effettiva carenza d’acqua.

Abbiamo deciso di tornare alla carica, non più dal sindaco, dal quale abbiamo avuto l’impressione di ascoltare solo verità “politiche”, e raccogliere non più dichiarazioni ma dati e informazioni che possano far capire. E questi dati presentiamo alla cittadinanza perché li valuti e giudichi.

Non è stato facile raccoglierli, tra l’altro, poiché, in barba a qualsiasi criterio di trasparenza, il sindaco, lo scorso mese, con un ordine di servizio, ha improvvisamente imposto ai suoi dipendenti comunali il silenzio stampa. E per capire che la trasparenza non è certamente il forte di questa amministrazione, basta visitare quell’autentica vergogna di sito internet comunale mal curato, datato e in cui non vi è neanche uno straccio di regolamento e che dovrebbe, al contrario, contenere tutti i documenti che vengono affissi all’albo pretorio e costituire un mezzo rapido ed efficace per comunicare con i cittadini e offrire loro servizi, un mezzo per garantire la reale trasparenza dell’azione amministrativa.

Ma vediamo cosa è emerso dalla nostra indagine. Abbiamo scoperto innanzitutto che i vecchi misuratori (quanti ce ne saranno installati ancora?) girano anche quando nei tubi al posto dell’acqua passa aria (!), che la quantità minima giornaliera d’acqua prevista per ogni utenza è di 400 litri (!) e che il fabbisogno d’acqua del comune di Patti si può quantificare normalmente in circa 60 litri/sec., che durante l’estate – vuoi per il caldo che per l’aumento di popolazione – diventa di 80 litri/sec. (trascurando di considerare eventuali picchi di richiesta in alcuni giorni della stagione calda) e che, attualmente, dagli otto pozzi del Timeto si ha un’erogazione di 15 litri/sec. contro i 100 litri/sec dei mesi invernali.

Questa la situazione in attesa che almeno uno dei due pozzi di Lunardo (che il sindaco il mese scorso dava entrambi per utilizzabili nell’arco di un paio di giorni) entri in funzione, facendo, con i suoi 15 litri/sec., raddoppiare di fatto la quantità d’acqua disponibile, e migliorare in tal modo la situazione, sopratutto nel centro storico, ma portando l’erogazione solo a meno della metà del fabbisogno cittadino nei periodi di siccità come l’attuale. Il secondo pozzo di Lunardo, che garantirebbe altri 20 litri/sec., e che avrebbe portato in questo periodo di magra l’erogazione complessiva a 50 litri/sec., sarà forse messo in funzione entro la fine dell’anno. Tuttavia, come può evincersi dai numeri, non saremmo ancora agli 80 litri/sec. che rappresentano il fabbisogno minimo necessario per Patti in questi mesi. La dura realtà, della quale il sindaco sembra accorgersi solo ora (inducendolo, tardivamente e dopo oltre due mesi di disagi per la popolazione, a richiedere alla Regione il riconoscimento dello stato d’emergenza idrica) rimane quell’erogazione d’acqua che non va oltre i 15 litri/sec.

Ci sarebbe anche da chiedersi che frutti hanno prodotto i lavori effettuati qualche anno fa, con un finanziamento di 180.000 euro proveniente dalla Regione, per scavare un altro pozzo, in località Pizzo dell’uovo, che con i suoi 10 litri/sec. consentirebbe di ridurre ulteriormente il divario che separa dal fatidico fabbisogno di 80 litri/sec. nei periodi di siccità. L’acqua non è buona? Se così fosse, non si può far nulla per renderla eventualmente potabile? Cosa è successo a Pizzo dell’uovo?

Un’ultima questione riguarda la capacità di fronteggiare i guasti. Nel nostro articolo del mese scorso riferivamo che il sindaco attribuiva i problemi manifestatisi ad Agosto alla rottura contemporanea di alcune pompe e noi commentavamo scrivendo che tali evenienze vanno messe in conto in modo da poterle fronteggiare al momento in cui si presentano; ebbene apprendiamo che in passato esisteva effettivamente un parco pompe che veniva prontamente utilizzato per sostituire appunto le pompe guaste da mandare alla riparazione; oggi invece di questo parco pompe non vi è più traccia e in caso di guasto, le pompe rotte vengono sostituite acquistandone al momento di nuove.

Ci chiediamo allora se questo modo di fare non determini intanto una minore tempestività nella soluzione dei problemi quando questi si presentano e quanto incida nel bilancio comunale il ricorrere continuamente all’acquisto di nuove pompe rinunciando alla manutenzione e alla rotazione di quelle già esistenti.

Alla fine quello che stupisce è ancora una volta il silenzio incomprensibile dell’amministrazione e il malcostume inveterato di gestire la cosa pubblica in spregio del diritto sacrosanto della cittadinanza di sapere. Sul ruolo e sull’efficienza del Consiglio Comunale (che trova modo di riunirsi, e celermente, per occasioni di circostanza, come è stato per la visita del presidente della regione), del suo presidente (che ama farsi intervistare brillando nel non dire nulla) e dell’opposizione in particolare (che tiepidamente e tardivamente ne chiede la convocazione per bocca del consigliere Aquino) per parlare tempestivamente e pubblicamente del problema e chieder conto e ragione all’amministrazione di cosa è accaduto, sta accadendo o di cosa, sopratutto, si ha in programma di fare, è meglio stendere un pietoso velo.

I numeri dell’acquedotto

Tentiamo di capire ora, anche con l’aiuto dello schema riportato a fondo pagina, come è strutturata la rete idrica cittadina.

Esistono attualmente otto pozzi, presso il Timeto, da cui viene estratta l’acqua che alimenta i due serbatoi principali di San Giovanni (1000 m³) e di Segreto (500 m³). Il serbatoio di San Giovanni alimenta la zona nord della città (da piazza Marconi a scendere verso il mare, quindi corso Matteotti, Patti Marina, Case Nuove Russo, Mongiove) e il serbatoio di Segreto il centro storico. Complessivamente sul territorio comunale sono presenti circa 7000 famiglie e circa 8000 utenze d’acqua e i due serbatoi di San Giovanni e Segreto servono circa il 90% dell’utenza comunale.

L’entrata in funzione di uno dei due pozzi di Lunardo (andando ad alimentare con i suoi 15 litri/sec. il serbatoio di San Giovanni) consentirebbe, nei fatti, a entrambi i serbatoi principali di Segreto e San Giovanni di passare ciascuno dai 7,5 litri/sec ai 15 litri/sec., facendo passare da otto a nove i pozzi da cui verrebbe estratta l’acqua e da 15 litri/sec a 30 litri/sec. la quantità d’acqua estratta. Esiste un altro piccolo serbatoio a Santo Pietro (100 m³), alimentato da sorgenti che si trovano a Musotomo e Ferrara e che serve le contrade di Gallo, Camera, Sisa, Santo Paolo e Carasi; ma in questo periodo, in cui l’alimentazione dalle sorgive è insufficiente, viene alimentato dal serbatoio di Segreto. Un altro piccolo serbatoio si trova a Monte Giove (alimentato da una condotta direttamente proveniente dalla centrale del Timeto) che a sua volta alimenta un altro piccolo serbatoio situato a Pizzo dell’uovo da dove l’acqua ridiscende per alimentare le frazioni di Tindari, Locanda e Scala. Sorrentini è alimentato da una sorgente presente sul luogo ma in periodi di insufficienza come lo è adesso, l’acqua viene pompata su da Patti. Infine Marinello è alimentato dal comune di Oliveri.

schema rete idrica comune patti

Schema della rete idrica del Comune di Patti (cliccare per ingrandire l’immagine)

Mai più senz’acqua, chiedo scusa ai pattesi

articolo pubblicato originariamente su In Cammino, Anno XIX – N. 9 (180), Settembre 2008, pag. 5

Mai più senz’acqua, chiedo scusa ai pattesi

Mai più senz’acqua, ecco l’assicurazione del sindaco al nostro giornale durante l’intervista in esclusiva che ci ha rilasciato, dove anche chiede scusa ai cittadini di Patti per i disagi che hanno subito in questo mese a causa della mancanza d’acqua.

Subito dopo la sua prima elezione a sindaco si ebbe immediatamente la sensazione che Venuto avesse definitivamente risolto il problema della carenza d’acqua a Patti; l’intuizione di acquisire da privati nuovi pozzi da aggiungere agli esistenti per alimentare l’acquedotto e far così fronte al fabbisogno idrico della cittadinanza, aveva segnato la differenza con le precedenti amministrazioni. Di fatto però e col passare del tempo questa soluzione ha rivelato tutti i suoi limiti di soluzione temporanea. Tant’e’ che tutti gli anni puntualmente le abitazioni del centro storico cittadino nel periodo che va da Settembre a Novembre (a volte anche a Dicembre) devono fare i conti con il razionamento dell’acqua e fare attenzione alla quantità del prezioso liquido presente nei serbatoi delle abitazioni, in attesa che l’erogazione venga ripristinata il giorno dopo (o a volte anche i giorni dopo). Quest’anno in particolare, con la complicità della siccità, la carenza d’acqua è stata maggiore e abbiamo rivisto cittadini in piazza San Nicola far rifornimento con bidoni, alcuni ricorrere persino alle autobotti, mettendo mano al portafogli, e finanche l’ospedale in difficoltà (anche se poi, si scopre che la mancanza d’acqua in ospedale si era manifestata per via di un grossa perdita d’acqua di 48.000 metri cubi che durante la notte si perdeva nelle cucine – si potrebbe dire forse in questo caso che non tutto il male viene per nuocere). Ad ogni modo quest’anno la carenza si è sentita di più.

Il sindaco ci conferma che il problema è esclusivamente del centro e di qualche frazione (ed in effetti ci risulta che zone come corso Matteotti o frazioni come Mongiove non ce l’abbiano); ma cosa è successo in tutti questi anni comunque caratterizzati da una continuità amministrativa di cui quantomeno in quest’ultimo scorcio di sindacatura dovrebbero senrtirsi gli effetti?

Ed ecco il sindaco spiegarci con dovizia di particolari i problemi legati all’approvvigionamento del serbatoio di Segreto che con l’immissione nel circuito dell’acqua proveniente dai due nuovi pozzi di Lunardo verranno definitivamente risolti mentre già il serbatoio di San Giovanni che serve approssimativamente la parte nuova della città non ha mai smesso di fare egregiamente il suo lavoro.

Infine ci informa che la tanto decantata acqua di Musotomo verrà finalmente immessa nell’acquedotto comunale e servirà la contrada di Gallo dove tra l’altro, in prossimità dell’incrocio con la strada per Montagnareale, verrà realizzata una fontana pubblica per coloro che vorranno approvvigionarsi direttamente sul luogo con la più famosa acqua pattese.

Per suffragare la tesi che a Patti non ci sono problemi d’acqua, addirittura il sindaco si spinge a dire che fino a metà Agosto il Comune di Patti ha dato acqua a qualcuno dei comuni viciniori (ci chiediamo comunque, alla luce di quello che succede tutti gli anni nel periodo estivo, con la drastica riduzione delle riserve d’acqua nelle falde, e le conseguenti carenze di approvvigionamento del centro nei mesi successivi, se questo comportamento fosse opportuno e giustificabile) e che è stata la rottura delle pompe (non sarebbe stato opportuno mettere in atto accorgimenti preventivi al manifestarsi di una tale prevedibile evenienza?) a mettere in ginocchio la città.

E il famoso acquedotto esterno di cui tanto si è detto negli scorsi anni? I lavori iniziati nel 1996, e che hanno visto cinque anni di tempo sprecato per la rescissione del contratto con il primo aggiudicatario in seguito al sorgere di un contenzioso, sono finalmente completati e l’immissione dell’acqua proveniente dai due nuovi pozzi di Lunardo nel nuovo acquedotto esterno nelle prossime settimane rappresenteranno la messa a regime della nuova opera.

Quindi secondo quanto affermato dal sindaco, Patti non avrà più problemi di approvvigionamento idrico, neanche nelle zone dove questo problema si è finora puntualmente manifestato (anche se non sempre con la gravità di quest’anno), e noi speriamo che effettivamente abbia ragione; i prossimi mesi di Ottobre e di Novembre, d’altra parte, ci diranno se le cose stanno effettivamente nel modo che tutti quanti auspichiamo.

Per concludere, abbiamo chiesto al sindaco di spiegarci che cosa era successo all’inizio dell’estate, quando con un ordinanza, ha dovuto improvvisamente impedire l’uso dell’acqua per un episodio di inquinamento; ci ha spiegato che si è trattato di un episodio casuale (non esclude addirittura un errore del laboratorio) che non dovrebbe più ripetersi.

Gli abbiamo fatto notare che la scelta di far passare il banditore, per quanto abbia raggiunto lo scopo di avvisare con tempestività la cittadinanza del problema, non è stata molto felice per gli effetti che ha paradossalmente generato (visto che la gente non sapeva più se poteva consumarla per uso alimentare dopo bollitura o persino anche per una semplice doccia) perché l’iniziativa non è stata seguita da comunicati più esaustivi circa la natura dell’inquinamento e le precauzioni da adottare (c’è stato persino chi ha ipotizzato un inquinamento radioattivo o chi più semplicemente di un classico inquinamento da coliformi fecali (tipicamente acque della fognatura che vanno a inquinare l’acqua potabile). Abbiamo quindi fatto notare al sindaco che senza dispendio di risorse e in modo altrettanto immediato (se non anche più capillare e potente, vista la diffusione che ormai internet ha raggiunto anche nella nostra cittadina) un appropriato comunicato pubblicato sul sito web del comune (peraltro molto bisognoso di cure radicali, per usare un eufemismo) avrebbe risolto brillantemente il problema, poiché anche chi non ha internet sarebbe stato raggiunto da un più veritiero passaparola.

Un’ultima osservazione ancora prima di concludere, riguarda il comportamento del consiglio comunale; in entrambe le circostanze in cui si sono verificati problemi all’acquedotto (l’episodio dell’inquinamento, prima e questo ultimo della carenza dell’approvigionamento) nessuna convocazione d’urgenza del consiglio è stata richiesta, sebbene la gravità dei problemi lo richiedesse (perché noi, al contrario dei consiglieri, evidentemente riteniamo che i problemi dell’acquedotto siano problemi gravi che riguardano direttamente la salute, oltre che le tasche, del cittadino). Se il silenzio dei consiglieri di maggioranza può apparire più comprensibile (ma no lo è ugualmente) per ragioni di appartenenza, quello dell’opposizione (pronta a risvegliarsi ringalluzzita quando si tratta di poltrone, soldi e prebende da spartire) lo è sicuramente ancora meno.